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Un passo alla volta, per mano all’Universo

Anni di lavoro su di sé a cercare di capire dove nasce la ferita.

– Perchè è da li che si parte, non come fa la medicina occidentale che mette un tampone sul sintomo credendo di aver risolto e alla fine prima o poi, come una muffa che sia stata solo coperta e non eliminata dal muro, il sintomo rifiorirà –

Così sono le ferite: se non sono state scoperte, se non ci siamo affogati dentro, se non ci siamo sporcati le mani, non risolveremo mai nulla.

NON VOGLIO STARE MALE. 

Bravo, sai cosa? Nessuno lo vuole. Ed è questa la grande immensa fregatura che in pochi conoscono: BISOGNA STARE MALE. Bisogna affogare in quel dolore, arrivare a credere di morire dentro a quel dolore, non sentire più nulla, restare attoniti, CEDERE, lasciarsi andare del tutto. Vederlo, accettarlo come parte di sè, della propria ferita, del proprio percorso,  starci dentro, amarlo come una parte di noi bambina che abbia bisogno di essere curata e rassicurata. Che facciamo se vediamo un bambino o un animale in difficoltà? Ci voltiamo perché prendercene cura potrebbe essere difficile? O senza pensarci andiamo verso di loro e tendiamo una mano, cercando di fare quello che possiamo meglio che possiamo?

Così è la nostra ferita, quella che ci accompagna da sempre e che torna e torna e torna ancora per chiederci di ascoltare di guardarla di prendercene cura, per poter andare avanti.

Il lavoro su di se è un lavoro sporco. Non mi stancherò mai di dirlo. Molti pensano che ci sia una pillolina per lavorare su di sé e anche chi sa che la pillolina non c’è, beh la vorrebbe.

E certo.

Quanto potrebbe durare un risultato se mai lo ottenessimo ? Ore, forse giorni a farla grande.

Ho lavorato anni e in mezza giornata sono caduta e ho distrutto tutto. Una cara amica oggi ha detto queste parole e non ho potuto fare a meno di pensare a quanto da un lato questa affermazione sia vera.

In senso ampio è vero che per trovare l’origine della ferita e accettare anche solo di guardarla ci si può mettere anni ed è altrettanto vero che ci sono momenti nella vita in cui in un’ora sembra di essere tornati indietro di secoli. Sembra che tutto il lavoro sia andato perso, distrutto da un piccolo errore, da una debolezza momentanea.

Ma non è così.

Non sarà mai così. Nessuno Ci porterà mai via quel lavoro fatto con così tanto coraggio.

E’ vero che sembra che in un giorno si cada, è una percezione vera, ma non è vero che si  distrugge.

Si cade, ma non si distrugge niente.

E comunque per quanto rovinosa sia la caduta non è nel vuoto, è su un pavimento fatto di tutto quello che abbiamo acquisito durante il nostro viaggio alla scoperta di noi stessi. E quando ci rialziamo non solo siamo in piedi di nuovo, più forti, più saggi più sicuri di noi, ma ritroviamo anche tutto il lavoro, capiamo che niente era perduto.

Non perdete la fede in voi stessi durante una caduta, è solo una caduta non è l’intero viaggio ❤

20 pensieri riguardo “Un passo alla volta, per mano all’Universo

  1. Ti rispondo così:
    Quasi tutti hanno paura della sofferenza. La sofferenza però è una specie di fango che permette la crescita del fiore di loto della felicità. Non ci può essere un fiore di loto senza fango.
    Trasformare la sofferenza – Thich Nhat Hanh

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  2. Si dice sempre che dopo una caduta bisogna rialzarsi, lo diciamo anche ai bambini. Stasera ho letto le parole più belle di sempre, proprio in questi giorni pieni di dubbi su cosa fare nel futuro che portano, come tutto il resto, al dolore. Grazie!

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