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Degli strani incontri al vivaio e di una mattina che poteva essere orrenda ma che le piante hanno salvato.

Ieri sera – prima di addormentarmi dopo una giornata passata a cercare di non cadere nelle sabbie mobili – come ultima cosa prima di spegnere la luce e parlare con i miei angeli ho guardato un video di Victor. Seguo Victor da più di 5 mesi ormai e posso dire senza paura di esagerare che ogni suo video, ogni parola, ogni messaggio arriva esattamente nel momento in cui lo stavo aspettando. E’ incredibile e mi fa sentire bene e in comunione con Dio, l’Universo, il Tutto, l’Energia… qualunque nome gli si voglia dare non importa l’etichetta. Mi sento vibrare della stessa vibrazione dell’Universo, mi pare di diventare piccolissima e immensa nello stesso tempo.

Come quando da bambina dicevo ai miei genitori: “ti vedo lontano“. Ho saputo che mi hanno portato a neurologia per questo 🙂 e ancora oggi è una cosa che non riesco a spiegare a parole. E’ come se la persona che ho di fronte fosse alta tipo 3 metri quindi vicinissima, ma nel contempo fosse a 30 km di distanza. Riesco a vederla enorme e piccolissima nello stesso momento. E’ una sensazione che mi piace e mi destabilizza e che non creo a piacere ma arriva in momenti particolari quando sono molto rilassata e concentrata allo stesso tempo. Guardare Victor mi fa sentire così. Focalizzata, centrata, con radici possenti ben piantate su Gaia, ma con la testa tra le stelle, in una dimensione dove posso dimenticare tutto, dove il corpo non pesa, dove tutto ha una spiegazione e quello che non ce l’ha è perchè dev’essere così. Victor è magnetico, è rilassante, è uno dei miei rifugi.

Il video che ho guardato ieri  lo trovate qui, e mentre lui parlava pensavo alla melassa di energie che mi arrivano addosso da mesi come onde… una buona che mi porta su, su, su e mi regala forze che non credevo di avere più da chissà quanto tempo, e un attimo dopo l’onda opposta che mi prende per la gola lasciandomi senza respiro e mi porta giù nelle profondità che pensavo non avrei mai più visto… è un susseguirsi di queste onde da tanto tempo ormai,  sono diventata abile a riconoscerle. Quello che mi manca ancora è la capacità di stare nel momento senza giudizio. Di non oppormi all’onda negativa per evitare che la sua forza si triplichi. Si nutrono della resistenza e crescono nella mancata accettazione.

Stare nell’onda e guardarla. Stare centrata, ferma immobile, tenere un basso profilo per poi esplodere in creatività e gioia quando arriva quella alta. Non è per niente facile, è come essere esposti alla marea senza protezione. Ecco – anche – perchè medito molto e faccio tanto yoga. In quei momenti sono esattamente lì dove devo essere, senza giudizio, senza aspettative e senza paura.

Stamattina ho capito dove stavo finendo ancora prima di aprire gli occhi. Ricordo che stavo svegliandomi e già sapevo che sarebbe stata una giornata dura. Avevo il ricordo di qualcosa di angosciante, di mortale, ma non era legato ad un sogno era una sensazione che andava un pò disperdendosi via via che mi svegliavo ma che restava in sottofondo aggrappata al respiro.

Non era legata necessariamente alla malattia nè al dolore, ma avrebbe potuto usarli per crescere e mettere radici. Voglio dire, non è difficile trovare un motivo …

Ho deciso di non lasciarmi andare, di non combatterla ma nemmeno di lasciare che mi catturasse del tutto.

Mi sono messa in balcone a leggere e ho iniziato a sentire l’onda che mollava un pò la presa: non le stavo dando retta, non la stavo nutrendo. Guardavo il cielo, le nuvole – una si è aperta e ha formato un piccolo cuore – i miei fiori… quando ho notato che alcune piante avevano bisogno di essere rinvasate.

Come ho messo le mani nella terra umida ho sentito un cambiamento. Il cuore si è aperto.

Mi mancava del terriccio così sono andata al vivaio (credete che sia tornata senza piante nuove? 🙂 ). Eravamo solo in due oggi: io e una signora che mi ha fermata per chiedere che pianta avessi preso, abbiamo iniziato a chiacchierare e lei ha tirato fuori dalla borsa un libro: Le vie dell’orto, di una certa Pia Pera. Non la conoscevo nè conoscevo la sua storia, ma la sincronicità ancora una volta mi ha lasciata a bocca aperta. Arrivata a casa ho cercato i suoi libri, uno in particolare mi ha colpita: Al giardino non l’ho ancora detto. Di avere la SLA. E di doverlo abbandonare.

Possibile che avessi appena deciso di sporcarmi le mani di terra per superare un momento difficile e abbia incontrato una signora, con un libro in borsa, scritto da una donna malata di SLA, che nelle piante e nel suo giardino trovava un modo per salvarsi?

E’ solo un caso?

Non credo proprio ❤

13 pensieri riguardo “Degli strani incontri al vivaio e di una mattina che poteva essere orrenda ma che le piante hanno salvato.

  1. Mia mamma ha appena finito di leggere il libro di Pia Pera e ha detto che lo ha trovato molto bello, ora me lo passerà. Dice che ha percepito grande forza dal racconto del suo rapporto con la malattia. Pensa che l’altro ieri proprio me ne ha parlato!

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  2. Non credo nel caso.
    Credo piuttosto che abbia un nome: Dio.
    Lo sperimento sulla pelle, ogni singolo giorno.
    Lo percepisco. Lo colgo nella sofferenza. Lo sento come amico, nella gioia.
    Anzi, talvolta mi arrabbio pure!
    Sono contenta per come “la morsa” abbia allentato la presa dopo che tu hai continuato
    a lasciarti andare….
    La terra, ha nutrito, attraverso le tue mani fragili, il tuo cuore.
    Ne sono contenta.
    Un abbraccio💖💖

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